Lectio Divina Seconda domenica d´Avvento

Lettura dal profeta Isaia  40,1-5. 9-11. «Consolate, consolate il mio popolo, dice il Signore».

Salmo 84: «Mostraci la tua misericordia, Signore, e donaci la tua salvezza».

 

Seconda lettera dell’apostolo Pietro 3, 8-14.

Marco 1, 1-8: Una voce grida nel deserto: Preparate la via al Signore,

 

In questa seconda domenica d´Avvento Isaia concretizza la missione di ogni profeta dicendo: «Consolate, consolate il mio popolo, dice il Signore, parlate al cuore dell’uomo». E fin dalla prima lettura presenta Giovanni in modo intrinseco; lo definisce come la voce che grida nel deserto, come l’araldo, il messaggero. Ma allo stesso tempo ci rivela la sua doppia missione: dapprima lo vediamo come un profeta che emerge nel complicato scenario storico per darci speranza, e poi come un profeta che esige un cambiamento di atteggiamento. La cosa più importante, però, è la definizione che il profeta e poi l’evangelista daranno di lui, spiegando il motivo della sua presenza speciale in questo momento: «Una voce che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».

L’ingresso del precursore, del Messia sulla scena della storia è il tema del Vangelo di oggi. Luca ci conduce lungo un itinerario molto chiaro in cui presenta la figura di Giovanni Battista a partire da tre riferimenti diretti:

Uno sguardo al quadro storico in cui Giovanni inizia il suo ministero (3,1-2a).

Il Vangelo è chiaro, l’opera di Giovanni e di Gesù si svolge in un contesto storico specifico, dove spiccano le figure dei governanti. A questa struttura di potere dominante del tempo viene inviato un messaggero, per cui l’intenzione di questa seconda domenica d´Avvento è di notare che Dio parla attraverso il suo precursore che porta un doppio annuncio, come abbiamo già detto.  Dio entra nella storia, si mette dalla nostra parte nelle circostanze ordinarie della vita umana. I personaggi citati sono direttamente o indirettamente legati al ministero di Giovanni e di Gesù; il loro rapporto con le autorità sarà conflittuale. Un confronto necessario ma rischioso è l’incarico di Giovanni.

Conosciamo tutti l’esito crudele della missione di Giovanni, eppure il Vangelo non promuove un atteggiamento disfattista nei confronti del potere che mette a tacere i profeti con metodi violenti. La menzione di questi personaggi che esercitano un potere distruttivo vuole trasmettere una buona notizia: non siamo completamente arresi ai poteri storici, perché l’ultima parola sul destino del mondo spetta a Dio, il Signore della storia.

 

Con la venuta di Gesù, di cui Giovanni Battista prepara la strada, ´vediamo, come Dio rompe il ciclo di ferro e l’innamovibile corso delle forze storiche che opprimono gli esseri umani monopolizzando tutto, come vedremo più dettagliatamente nella terza domenica dAvvento. Gesù e l’ultimo dei profeti entrano quindi in scena in stretta connessione con questa storia.

La presentazione della vocazione del profeta (3,2)

Giovanni è la voce che grida nel deserto e vale la pena soffermarsi su questo simbolismo: il «deserto» ci riporta alle origini del popolo d’Israele nell’esodo e ci riporta anche agli inizi della storia stessa. Il deserto evoca aridità, solitudine, anonimato, paura, mancanza, disperazione. In esso sfioriamo la morte. Il deserto è il luogo in cui se gridi, nessuno ti ascolta; in cui se crolli esausto sulla sabbia, non c’è nessuno che ti stia accanto.

Cosa significa allora ascoltare la voce di Dio nel deserto, proclamarla anche nel deserto? Significa che dobbiamo ascoltare l’inudibile e proclamare l’indicibile, superando tutti gli impedimenti che vanificherebbero la nostra missione e metterebbero a tacere il nostro annuncio.

E infine una sintesi dell’essenza della missione profetica di Giovanni (3,3-6).

I nostri tempi non sono diversi da quelli di Giovanni, abbiamo ancora un profondo bisogno di conversione, e conversione significa tornare indietro per ripercorrere i nostri passi falsi e consolidare i nostri passi sulla strada giusta. Giovanni ha preparato la via del Signore, più con la sua vita che con le sue parole, cercando di non cadere mai nell’autoreferenzialità e dando a Gesù il posto che gli spetta, prima nella sua vita e poi nella storia. Preparare la strada significa lasciare tutto pronto per coloro che, percorrendo lo stesso cammino, arriveranno alla meta prevista, e questo ci deve far riflettere: come stiamo percorrendo questo cammino, che è la vita stessa? Le nostre impronte serviranno da riferimento agli altri per arrivare a un’unica meta, che è l’amore, o al contrario le nostre impronte li condurranno su sentieri confusi e sbagliati? Sappiamo discernere la strada da seguire o ci muoviamo a tentoni nella vita? Dio non rimanda le sue promesse, come abbiamo sentito nella seconda lettura, è venuto nella nostra terra, nella nostra storia, nella nostra famiglia. Quanto è profonda la nostra certezza e sotto quali presenze quotidiane riconosciamo Dio con noi?

Ringraziamo per queste presenze e convalidiamole nella nostra storia. Maranatha!

S. Sandra Milena Velásquez B, tc

Share on facebook
Facebook
Share on telegram
Telegram
Share on twitter
Twitter
Share on whatsapp
WhatsApp